Racconti d'artista. Ovale, ma non solo. È la storia nella pura astrazione di Turi Simeti, tra colore e forma

Turi Simeti è a Roma da fine anni Cinquanta. Siciliano, classe 1929, inizia  a frequentare la scena dell'arte romana un po' per caso.

È un giovanissimo studente di legge quando per mantenersi, vende libri porta a porta. Ed è soprattutto un'enciclopedia dell'arte a spalancargli le porte di molti studi d'artista, tra cui Tano Festa, Mario Schifano, Giulio Turcato e Alberto Burri.

Da Roma presto sceglie Milano. Anzi, Sesto San Giovanni, dove frequenta gli artisti, nel mitico Quartiere delle botteghe di Sesto. Qui si trovavano anche gli atelier di Castellani, Bonalumi e Vermi, tra gli altri.

Simeti ci racconta a frammenti la sua storia nella pura astrazione. Lunga 60 anni, è dominata dal rigore e dalle ritmiche variabili della sua pittura oggettuale ed estroflessa, frutto anche di un lungo lavoro di costruzione plastica che si cela dietro la tela.

La scandiscono colore e forma, soprattutto l'ovale, ma non solo. 

 

Giovanissimo, muove i primi passi nella Roma fine anni Cinquanta, dove conosce Burri. Cosa le piace ricordare di quel periodo?
Invitato nel 1965 da Nanda Vigo alla mostra Zero Avantgarde, nello studio di Fontana, come si accosta alla scena milanese?
Come nascono le forme ovali e cosa rappresentano nella sua poetica? Si considera pittore o scultore?

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