Racconti d'artista. Luci e riflessi, il volume intangibile e sfuggente di Amalia Del Ponte, calibrato dagli anni Sessanta, nell'arte e nel design

Una scultura di riflessi. Un gioco plastico e illusivo. Una scultura che imprigiona lo spazio. Un volume che vorrebbe svanire nella luce che l'attraversa.

Come l'acqua o il cristallo di rocca, il plexiglas è l'unico materiale che garantisce ad Amalia Del Ponte (Milano 1936) una fuga dalla sua stessa opera, una frammentazione dei volumi nello spazio. 

Per materializzare l'intangibile Amalia Del Ponte mette al centro lo studio della rifrazione, cuore della sua ricerca dagli anni Sessanta. Nel 1973 riceveva uno dei più autorevoli premi alla scultura, che per la prima volta andava a una donna, durante la XII Biennale di San Paolo. 

La sua attività fin dalle origini ha una sua profonda relazione con l'architettura e il design. Progetta borse e gioielli, ma anche interni di negozi. 

Precursori dei concept store, ricalcavano i medesimi temi della sua scultura, tra molteplici visuali e trasparenze.

Il primo nel 1965 in via Santo Spirito, Gulp!, spazio aperto con soffitto in tela estroflessa e irrigidita.

Nel 1967 il primissimo negozio di Fiorucci in San Babila.

Spogliato di tutto, tra bianco e vetro, la scala-scultura, "lucido blu fiordaliso" (sintetizzava poeticamente Camilla Cederna su L'Espresso), regalava involontarie occasioni di sfilata alle milanesi in minigonna.

Dal 1985 la ricerca sulla luce lascia il posto a quella sul suono, come accade nella serie dei Litofoni, sculture da suonare, sottili lastre di pietra intonate.

Dopo un'ampia personale dedicatale nel 2017 dal Museo del Novecento di Milano, in collezione è conservato uno stilite in plexiglas e cemento del 1971.

 

 

Allieva di Marino Marini a Brera, appassionata di fisica e mineralogia, come racconterebbe in breve i suoi esordi?

Borse, gioielli, case, negozi, come Fiorucci. Il suo lavoro lambisce il mondo del design e dell'architettura. Perché?
Perché e in quali forme la sua opera ha inseguito finora il tema della smaterializzazione?

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