Da Betty Boop a Gio Ponti, è il viaggio tra linea e volume, pittura e oggetto, di una scultrice bolognese che ha saputo coniugare la sintesi minimalista con l'eleganza e la cura del disegno.
Dagli anni Ottanta Doriana Chiarini indaga un grande tema della postmodernità come il "display", con i suoi affilati e ondivaghi piedistalli in tubolare che reggevano le piccole sculture di carta.
La sua ricerca è costante, ininterrotta, ma sempre defilata. Dopo una lunga assenza dalle scene dell'arte, incontra lo scorso anno il lavoro attento del giovane gallerista Federico Vavassori, in prima linea con altre artiste straordinarie da valorizzare come Cinzia Ruggeri.
A raccontarci del suo lavoro lieve è una critica e una curatrice come Mariuccia Casadio che ha seguito la sua opera dai primi anni Ottanta.